DUBBIO PATOLOGICO

 Che cos’è il DUBBIO PATOLOGICO:

Il dubitare è un atteggiamento insito nella natura umana, così come il tentativo di trovare una soluzione razionale ad esso.

Il dubbio diventa patologico quando anziché portare ad una risposta non fa altro che generare nuove domande, nuove ragioni per continuare ad essere nel dubbio, per rimuginare, finché chi ne è affetto si trova bloccato in un labirinto, avvolto da una spirale, paralizzato dalla paura di fare o di avere fatto una scelta sbagliata.

Ogni tentativo di risolvere i dilemmi razionalmente o con il buon senso, genera a sua volta una nuova serie di dubbi.
Questo perché non è possibile rispondere razionalmente a una domanda irrazionale, e lo è ancor meno tentare di tenere sotto controllo le proprie emozioni e i propri pensieri irragionevoli ovvero “pensare di non pensare”.

Il vero problema non è tanto il dubbio, quanto i tentativi messi in atto per risolverlo.

Le persone che sono affette da questo disturbo vivono un’esistenza bloccata e spesso chiedono aiuto e consigli a familiari e amici, ma invano.

Nelle sue forme più gravi il dubbio patologico è un disturbo ossessivo estremamente invalidante.

Quando però non si riesce a venirne a capo in un tempo ragionevole e non si riesce a prendere una decisione o a dare una risposta ad una domanda che ci assilla su noi stessi, sugli altri o sul mondo,  quando il pensare all’argomento ed il cercare la risposta diventa onnipresente e ci fa vivere in costante angoscia, siamo in presenza di un dubbio patologico.

Manifestazioni Disturbo:

Alcune domande si insinuano e si stabilizzano nella mente come un virus, conducendo ad uno stato di angoscia costante con picchi di ansia elevata.

Il soggetto cerca con infinite e sottili argomentazioni di trovare la risposta alla domanda che lo assilla. Non appena ha trovato una risposta, subito nella sua mente una argomentazione contraria è pronta a confutare la conclusione appena raggiunta, in un circolo vizioso senza fine fra contrapposte argomentazioni che si inseguono e si scontrano incessantemente.

Le domande che più di tutte possono sfociare in dubbio ossessivo sono quelle connesse a implicazioni decisive per il proprio futuro e la propria identità.
Una scelta professionale, un rapporto sentimentale, l’identità sessuale, per citare le più frequenti, ma ve ne sono anche altre che appaiono più stravaganti ed originali.

L’emozione che accomuna tutte le domande e i dubbi conseguenti è la Paura di:

  • fare la scelta sbagliata,
  • non essere psicologicamente sani,
  • di aver commesso qualche fondamentale errore nel passato.

Tutte condizioni che, nella percezione che ne ha il soggetto, possono influenzare irrimediabilmente tutta la vita e la possibilità di felicità presente e futura.

Le attività della vita quotidiana, il tono dell’umore e la qualità delle relazioni finiscono per essere costantemente condizionate dall’angoscia della riflessione sul dubbio irrisolto.

Tale processo però è destinato a non avere fine, perché per ogni ragionamento che sembra condurre ad una definitiva rassicurazione, una nuova obiezione è pronta ad insinuarsi nella mente, per confutare le precedenti conclusioni.

Nel dubbio patologico il ragionamento non aiuta a trovare la soluzione, quanto piuttosto, la allontana sempre di più. A volte si comincia a parlarne anche con altri, in estenuanti tentativi di cercare insieme di venire a capo del dilemma, ma questo non fa che peggiorare la situazione.

Il problema non è rappresentato dal contenuto del dubbio e quindi dalla risposta alla domanda.

Il problema giace tutto intero nell’attività della costante ricerca della risposta.

La soluzione non è riflettere e ragionare di più, ma all’opposto smettere di pensare e ragionare sul problema. La risposta al dubbio, nella sua forma patologica, non si trova nei complessi ragionamenti, ma appare al contrario proprio quando si smette la ricerca della risposta stessa.

E’ come muovere continuamente l’acqua per cercare un anello caduto sul fondo di uno stagno; più si agita l’acqua e più la sabbia dal fondo sale in superficie impedendoci la vista. Solo fermandoci e attendendo che la sabbia si depositi, apparirà l’anello ben chiaro sul fondo.
Si trova smettendo di cercare.

Restiamo in contatto;

Dr.ssa Volpe Brinzaglia Alessandra