L’ANSIA DA PRESTAZIONE O BLOCCO DELLA PERFORMANCE può toccare qualsiasi ambito.
Durante la propria vita è possibile sperimentare un primo fallimento che innescherà il dubbio “è finita la magia, forse non sono più capace…” o la paura che tutto possa ripetersi. Le persone percependo questa minaccia tentano di porvi rimedio al “disastro” ma dopo un po’ si rendono conto che i tentativi o le tentate soluzioni non portano da nessuna parte.
I testi di motivazione personale tendono a cercare di motivare e convincere ad avere fiducia in noi stessi prima di conquistarla. Ma non abbiamo fatto i conti con l’ansia da prestazione che dimostra inevitabilmente il contrario. Più ricerco la certezza della vittoria e più mi controllo, più mi controllo e più blocco le mie risorse. Questo può essere vissuto come un grande fallimento.
Si instaura cosi un circolo vizioso che sfocia di solito in due possibilità:
- si inizia ad evitare le situazioni che temiamo
- si affrontano ma l’ansia aumenta sempre di più, fino a portare a dei veri e propri attacchi di panico.
Questo è vero nello sport, nella musica, negli esami, nei rapporti sessuali, in amore, nelle relazioni in generale e in tutte quelle situazioni nelle quali è prevista una performance o una scelta importante.
La paura di fallire impedisce di realizzare e raggiungere un risultato.Questo porta ad un calo della motivazione entrando in una spirale che ci porta ad abbandonare. Le cose da fare restano sempre lì, nessuno le fa al nostro posto, bisogna uscire da questa situazione.
Chi si blocca?
Tra i blocchi più frequenti ci sono:
- Il blocco del perfezionista. La persona cerca sempre le migliori condizioni per realizzare il successo. Ma la ricerca continua della perfezione porta a non concludere mai.
- Il blocco dell’atleta. Pur essendo equipaggiato per sostenere e vincere si tira indietro e non partecipa alla gara o non riesce ad esprimere tutto il suo potenziale.
- Il blocco dello studente. Ad un certo punto della sua carriera pur studiando non riesce più a superare gli esami. Anche quando si è studiato tutto alla perfezione l’ombra sinistra della bocciatura è l’unico scoglio sul quale aggrapparsi per fuggire alle proprie responsabilità e scampare l’eventuale fallimento. Chiaramente questa situazione fa passare la voglia di studiare.
- Il blocco del venditore. Pur avendo un prodotto o servizio valido non riesce a venderlo perché non riesce ad essere incisivo verso il potenziale cliente.
- Il blocco della persona di successo terrorizzata all’idea di dover parlare ad un pubblico cosa che prima faceva con disinvoltura. Oppure molti top manager evitano di delegare e non fanno altro che limitarsi a controllare tutto, sperimentando inevitabilmente il fallimento della leadership proprio perché trascurano il lato della delega, indispensabile per acquisire la fiducia dei propri subalterni.
- Blocchi di carattere relazionale/sessuale o emotivo. Nelle relazioni sentimentali è il guaio di coloro che, pur di non mettersi in gioco con persone delle quali non si ritengono all’altezza, ripiegano su quelle persone più rassicuranti e innocue, salvo poi il lamentarsi perché non trovano mai la persona giusta.
Il più delle volte il blocco è provocato da inesperienza. Il non sapere cosa fare o il non aver mai affrontato quella specifica situazione o la scarsa fiducia in se stessi per il senso di inadeguatezza derivante, innesca la paura di fallire.
Le strategie fallimentari che alimentano il problema
Una persona bloccata non fa oppure non rende per quello che può.
In questi casi è proprio la strategia che aiuta nell’immediato che finisce per aumentare il blocco.
I tentativi di soluzione fallimentari messi in atto da chi ha un blocco della performance o ansia da prestazione sono:
- evitamento
- controllo
- parlarne con persone vicine (che vogliono bene) ma non competenti
- chiedere aiuto
- cercare rassicurazioni
- mettersi alla prova
- razionalizzare: raccoglie informazioni, consultare testi, internet per capirne di più.
Tutto ciò, anche se nell’immediato apporta sollievo, sembra salvare, in realtà nel tempo non solo non cambia le cose ma finisce per peggiorarle.
Ansia da prestazione e la paura di fallire:
Il blocco della performance o ansia da prestazione può toccare qualsiasi ambito. Possiamo sperimentare un primo fallimento che innescherà il dubbio “è finita la magia, forse non sono più capace…” o la paura che tutto possa ripetersi. Cercheremo di porre rimedio al “disastro” ma dopo un po’ ci rendiamo conto che i tentativi non portano da nessuna parte.
Nello specifico chi ha un blocco della performance è intrappolato in una sorta di circolo vizioso, in cui pensa: “ora non sono pronto, non sono sicuro, lo faccio la prossima volta”. Sono quelle frasi che portano ad evitare.
Evitamenti che alimentano evitamenti! Evitamenti che allontanano sempre più da quello che si vuole, che aumentano l’incapacità e la paura di non farcela.
Ed è allora che si comincia a pensare che nulla deve essere lasciato al caso. Bisogna essere preparatissimi, prontissimi, avere il “controllo assoluto”. Puntualmente, però, si scopre che si è trascurato ancora una volta qualcosa di importante. Ne consegue un aumento dell’ansia e la ripetizione di errori.
Se si cerca l’auto-controllo, si finisce per rendere artificiale ciò che sarebbe dovuto essere naturale;
Se si cerca di fare di più e/o con più rigore, seguendo l’idea: “se mi impegno di più e più seriamente sarò più pronto la prossima volta”, si finisce per non affrontare e per trasformare un piacere in tortura;
Se ne parliamo con qualcuno in una maniera più o meno diretta (parenti, amici, colleghi, o anche sconosciuti) per essere capiti, per togliersi un peso, per cercare qualche forma di aiuto, per essere rassicurati, si scopre di non essere compresi a fondo e di non riuscire a trovare la forza in noi stessi.
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Dr.ssa Volpe Brinzaglia Alessandra